Il punto informativo nei pressi della presa d'acqua sul rio Stava.

La presa d’acqua sul rio Stava

La genesi della catastrofe di Stava è nell’acqua usata per scopi industriali.
Strumento per produrre energia elettrica, l’acqua ha provocato i disastri del Gleno, di Molare e del Vajont.
Elemento essenziale per “flottare” i minerali, l’acqua è all’origine del disastro del 19 luglio 1985.
Ma l’acqua non ha colpa.
La colpa è dell’uomo, nell’uso imprudente che gli uomini hanno fatto dell’acqua, senza rispetto per l’acqua stessa e per la montagna che la genera.


L'acquedotto serviva per portare all'impianto di trattamento l'acqua necessaria per la flottazione.
L’acquedotto serviva per portare all’impianto di trattamento l’acqua necessaria per la flottazione.

Da che se ne ha notizia (la prima testimonianza scritta risale al 1528) e fino al 1961 alla miniera di Prestavel si accedeva con delle gallerie scavate nel versante del monte Prestavel che affaccia sulla valle del rio Gambis.

Dal 1935 al 1961 la lavorazione del minerale veniva effettuata in località Miniera lungo la strada che da Cavalese porta al passo di Lavazè. La fluorite veniva separata dalle altre rocce con le quali si trova in natura mediante un sistema gravimetrico che non richiede l’uso di acqua. Era fluorite pura al 75-85 per cento, utile per l’industria siderurgica. Attorno al 1960 Montecatini decise di costruire un impianto di flottazione al fine di ottenere fluorite pura al 97-98 per cento, utile per l’industria chimica.

Rispetto al sistema gravimetrico, un impianto di flottazione necessita di molta acqua e, a poca distanza, di un luogo dove innalzare la discarica per il deposito e la decantazione del fango residuato della lavorazione. Entrambe queste prerogative non esistevano evidentemente nella valle del rio Gambis e per questo fu deciso di spostare la lavorazione in Val di Stava. Vennero scavate nuove gallerie di accesso alla miniera, furono costruite una teleferica per il materiale e una seggiovia per i minatori, furono acquistati i prati di Pozzole per costruirvi il bacino di decantazione e venne costruito un acquedotto per portare l’acqua dal rio Stava all’impianto di flottazione.

L’acquedotto aveva una portata di 65 litri al secondo, che si riduceva tuttavia nei mesi invernali. Altra acqua veniva quindi pompata direttamente dal rio Stava mediante una conduttura posta poco a monte dei Masi di Stava. Altra ancora veniva prelevata direttamente in miniera e portata con un tubo all’impianto di flottazione: è l’acqua che ancor’oggi esce dalla galleria della miniera a quota 1.550.