Il crollo della discarica mineraria di Aznacóllar – 1998

Il 25 aprile 1998 è crollato il rilevato arginale di un invaso al servizio della miniera di pirite di Aznacóllar, presso Siviglia, nella Spagna del Sud, gestita dalla compagnia Boliden-Apirsa.

All’interno di questa struttura, alta 28 m, venivano riversati i fanghi tossici e gli sterili derivanti dai processi di lavorazione mineraria.

In seguito al cedimento dell’argine 2 milioni di metri cubi di fanghiglia altamente tossica e 4 milioni di metri cubi di acque acide si riversarono nella campagna circostante e confluirono in buona parte nel fiume Guadiamar, che scorre nei terreni acquitrinosi del Parco Nazionale di Coto Doñana, una delle aree umide più importanti d’Europa, un sito di primaria importanza per numerosissime specie di uccelli durante le loro migrazioni fra Europa ed Africa.

Tre anni prima del disastro il bacino era stato oggetto di verifiche di stabilità e sia la proprietà sia i responsabili del progetto confermarono che la struttura rispondeva a tutti i requisiti di sicurezza, conclusione che fu ribadita anche cinque giorni prima del crollo.

Invece, come venne dimostrato in seguito dalle perizie tecniche ordinate dal Tribunale, le caratteristiche geologiche al contorno non erano state sufficientemente indagate, le condizioni generali di stabilità dell’argine erano insoddisfacenti e la manutenzione molto carente.

La rottura dell’argine fu causata dal cedimento del substrato marnoso-argilloso sul quale era fondata la struttura.

La fuoriuscita di una tale quantità di sostanze inquinanti provocò la morte di migliaia di animali nelle fattorie circostanti e rese il suolo inutilizzabile.

Trasportati dal fiume Guadiamar, i fanghi e le acque tossiche raggiunsero ben presto gli acquitrini del Parco, dove un’enorme quantità di fauna selvatica fu distrutta.

A distanza di anni dall’accaduto, molti uccelli sopravissuti al contatto con i fanghi inquinanti mostravano ancora nei loro tessuti alti livelli di contaminazione da metalli pesanti quali il cadmio.

Facendo parte della catena alimentare degli uccelli migratori e dei rapaci che di essi si cibano, la contaminazione si è diffusa in numerosi paesi dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Europa settentrionale.

Nonostante il Parco di Coto Doñana sia una delle aree protette più vaste dell’Unione Europea, un sito di Natura 2000, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dalla convenzione di Ramsar, nel 1999 il Governo spagnolo, contravvenendo alle raccomandazioni espresse dall’UNESCO, concesse agli operatori minerari la licenza di riprendere l’attività estrattiva.

Cronologia dei principali crolli di discariche minerarie