Segantini al lavoro - Anni '30 del Novecento

Le segherie

Le segherie ad acqua erano parte integrante di un sistema tecnico, concepito per lo sfruttamento delle risorse legnose, legato allo sviluppo sociale ed economico dei territori di montagna. La segheria detta “alla veneziana” si è diffusa ai tempi della Repubblica di Venezia nelle zone ricche di legname per distinguerla da quella “Angustiana” originaria dell’Europa centrale. Si ritiene che l’introduzione delle segherie ad acqua possa collocarsi intorno al XIII secolo.

Particolari tecnici

La veneziana era contraddistinta da sega a lama unica funzionante per mezzo della forza idraulica. L’acqua veniva incanalata e condotta nel canale di presa. Il cosiddetto “banco de presa” permetteva di dirottare l’acqua, a caduta, sul mulinello (ruota che poi azionava la lama) oppure verso una conduttura in legno che oltrepassava la ruota nei periodi di inattività. Il mulinello, attraverso la turbina, metteva in moto una delle due lame: la lama principale, che compiva un moto verticale, dall’alto al basso e dal basso all’alto usata per il taglio longitudinale dei tronchi per ricavarne assi e la lama testatrice usata per sezionare i tronchi stessi

Processo di lavorazione

Dopo l’abbattimento nel bosco i tronchi venivano portati in un piazzale per essere accatastati (“tazòn de bore” è il termine locale per indicare una catasta di tronchi).

All’arrivo alla segheria ogni tronco veniva sezionato in pezzi di metri 4.04. L’operazione era eseguita su una banchina del laboratorio provvista di specifica lama testatrice (“testadóra” in parlata locale).

I tronchi sezionati, tramite un telaio a scorrimento, (“car de la ziéga”) erano quindi ridotti in tavole. Il telaio era appositamente costruito per permettere la variazione degli spessori del taglio per mezzo di sponde(“möde”) che allargavano o stringevano lo spazio fra il telaio e la sega.

Le tavole così ottenute, in base alla larghezza desiderata, venivano sovrapposte fino a un altezza massima di 70cm per la rifilatura e quindi accatastate sul piazzale per la stagionatura.


Alcune curiosità sulla lavorazione di un tronco (valide anche ai giorni nostri)

  • La scortecciatura era essenziale per ottenere legno pulito e una stagionatura rapida e regolare. La corteccia veniva usata come combustibile.
  • Le tavole irregolari (con la faccia tondeggiante) servivano per armature o coperture di tetti. La parte di minor pregio veniva triturata e usata come cippato combustibile o destinata a cartiere e fabbriche di pannelli.
  • Le parti più esterne del tronco sono le meno nodose e quindi sono destinate alla produzione di tavolame, ricavandone assi dello spessore da 2 a 8 centimetri.
  • Verso il centro del tronco il legno è più nodoso e duro. Se la potatura non è stata curata in tempo, risultano “nodi passanti” che calano il valore del legname destinato a tavolame.
  • La sfogliatura si effettua con macchine sfogliatrici. Il tronco ruota contro una lama, la quale stacca un foglio continuo. Largo quanto è lungo il tronco, utilizzato poi per compensati e per impiallacciature.
  • Vi sono diversi modi di segare un tronco: tutti hanno lo scopo di ricavare, col minor scarto possibile, tavole e travi e di far sì che, durante la stagionatura, si ottenga un’essicatura uniforme priva imbarcamenti o torsioni.
  • L’utilizzazione razionale del legno, fin dalla prima lavorazione del tronco, consente di non sprecare questa preziosa materia prima che alimenta molte industrie.

Le segherie in Val di Stava


Segheria dei DORI – Anno di costruzione: 1834 – Fine attività: 1937
Nel 1985, dopo aver fatto parte del mobilificio DEPAL, era magazzino del negozio di articoli sportivi PANET.


Segheria dei CÜCHI – Anno di costruzione: 1756 (testimonianza documentata) – Fine attività: 1911
Venne utilizzato per un periodo quale fabbrica di imballaggi da Emanuele Delladio (“Corozòl”). Dopo una prima demolizione nel 1911 subì numerose trasformazioni e nel 1985 ospitava l’albergo Rio Stava.


Segheria del COMUNE– Anno di costruzione: 1858 – Fine attività: 1985


Segheria STRIN – Anno di costruzione: 1858 – Fine attività: 1929
L’edificio era esistente ancora nel 1985 quale Magazzino per la ditta Bortolas.


Segheria TIVINI– Anno di costruzione: Ignoto – Fine attività: 1937-1940


Segheria PESA – Anno di costruzione: indicazioni la fanno risalire al 1769- Fine attività: 1882
Di proprietà della famiglia Volcan subì gravi danni e poi una definitiva interruzione dell’attività per le alluvioni del 1882 e 1885


Segheria MORETO – Anno di costruzione: 1764 – Fine attività: anni ’50 del Novecento
Di proprietà della famiglia Jellici subì un declino e definitiva interruzione dell’attività con l’avvento dell’energia elettrica e di tecniche di lavorazione più moderne di stampo industriale.


Segheria NÖVA – Anno di costruzione: 1901 – Fine attività: 1985
Gli ultimi proprietari, la famiglia Longo (Mezavàl), utilizzarono l’edificio come falegnameria.


Documenti:
Domanda di riconversione a fabbrica di imballaggi della segheria Cüchi – 1922

Fonti: 

Scheda curata dalla classe III B  (1986) e aggiornata dalla classe I B (1995)
Trascrizione digitale di Davide Doliana della classe III A (1995)