Vajòla - Fienagione - 1929

I masi

Note indroduttive

I masi, costruzioni piuttosto antiche, in alcuni casi risalenti almeno agli inizi del XVII secolo, sono probabilmente a loro volta frutto della ricostruzione e ristrutturazione di edifici ancora più antichi, sui quali però non sono disponibili dati attendibili né riguardo all’età né riguardo alla tipologia.

Le notizie raccolte hanno permesso di ricostruire in modo abbastanza preciso la situazione della valle di Stava per quanto riguarda il numero e l’ubicazione dei masi soltanto a partire dalla metà dell’Ottocento.

Il documento che abbiamo posto come punto di riferimento per tale ricostruzione è la “Copia del Protocollo delle particelle degli Edifizi del comune di Tesero col Maso Lago” del 1858, ovvero la copia manoscritta autentica (conservata presso l’archivio comunale) del registro ufficiale del Catasto, nel quale si trova per la prima volta l’elenco di tutti gli edifici esistenti nel comune di Tesero con l’indicazione dei proprietari, della natura e dell’area degli edifici e in particolare del numero di riferimento su di una mappa che consenta di individuarne l’esatta ubicazione.

Note descrittive

I casolari disseminati sui due versanti della Val di Stava, indicati comunemente con il nome di “masi”, erano abitati, di norma nella sola stagione estiva, dai contadini di Tesero che vi si trasferivano dal paese per la fienagione e per il pascolo del bestiame.

Il tipo di maso più diffuso, sul quale si dispone di un’adeguata documentazione, era una modesta costruzione a due piani (di cui uno normalmente seminterrato), coperta da un ampio tetto a due falde di pendenza moderata, rivestito da “scàndole” (tegole lignee) di larice oppure da lastre di porfido.

La parte rustica, che occupava oltre due terzi del fabbricato, era costituita al piano inferiore dalla stalla con pareti perimetrali in muratura ed al piano superiore dal fienile (“tabià”) con pareti perimetrali in tronchi disposti orizzontalmente l’uno sull’altro ed incastrati fra loro agli angoli. Al “tabià” si accedeva attraverso un ampio portone in legno, a volte preceduto da una rampa (“pònte de tabià”), che consentiva di entrare direttamente con il carro per scaricarvi il fieno.

La piccola parte abitativa, chiamata “caşèl”, era in muratura fino al tetto e comprendeva la cucina ed a volte anche uno stanzino retrostante al piano inferiore e, quando lo spazio lo consentiva, una o due camerette da letto nel sottotetto. Dove il “caşèl” si limitava alla cucina, la famiglia dormiva nel “tabià”.

In qualche caso l’abitazione era nettamente separata dal rustico ed assumeva la forma di una minuscola casa in muratura con scala esterna in legno per l’accesso al sottotetto.

I masi nella Val di Stava

Solo alcuni dei numerosi masi esistenti in Val di Stava sono ancora esistenti conservando, almeno in parte, il loro aspetto originario.

Il confronto tra il documento del 1858, la mappa catastale, i dati raccolti da vari informatori locali e quelli desunti da alcuni atti conservati nell’archivio comunale e da altre fonti scritte ha consentito di stilare l’elenco che segue, il quale tuttavia non è da considerarsi completo né per il numero degli edifici né per le notizie che li riguardano.

L’ordine di successione dei masi richiama la loro collocazione nella valle a partire dall’abitato di Tesero e su su fino a Stava.

Gli edifici vengono indicati con la denominazione più nota, che in alcuni casi è legata al luogo dove essi sorgevano o si trovano tuttora, in altri si riferisce al soprannome della famiglia proprietaria.

Documenti:

Testo completo – con elenco e informazioni sui singoli masi

Informatori principali: Eugenio Mich “Dòro”, Giuseppe Zeni “Zerìlo”, Giuseppe Delladio, Mario Volcan “Pèsa”, Carmelo e Mariano Delladio, Longo Giovanni “de Cavada”.
Altre fonti: documenti conservati nell’archivio comunale e nell’archivio parrocchiale di Tesero; AA. VV., “Tesero. Immagini del passato”, Ed. Cassa Rurale di Tesero, 1979.
Fotografie: archivio della Cassa Rurale di Tesero e Panchià; Paolo Degasperi e Lucia Volcan.
Curatori della sezione: Ivan Canal, Guido Longo, Luca e Michele Monsorno, Michele Tomasi, Vito Vaia e Ivan Zeni della classe II/B dell’anno scolastico 1985/86.
Revisione ed integrazione:  Paolo Deflorian, giugno 2007